Le materie prime scarseggiano in tutto il mondo. La plastica, in particolare, sembra essere diventata un bene di lusso: ce n’è poca ovunque e il suo prezzo è ovviamente in salita ripida. Una situazione che va avanti ormai da mesi e che la guerra in Ucraina non ha fatto altro che consolidare. In un contesto del genere diventa ancora più decisivo setacciare il mercato alla ricerca di plastica già utilizzata, che rappresenta una vera e propria risorsa. Sì, perché buona parte degli scarti plastici possono tornare a nuova vita, essere riciclati e poi trasformati per offrire ulteriori opportunità d’impiego. Con evidenti vantaggi sia dal punto di vista economico che ambientale.
Gli acquisti di questo materiale, che prende tecnicamente il nome di MPS (Materia prima seconda), stanno dunque accelerando vertiginosamente. È però spesso difficile individuare e contattare i singoli soggetti disponibili alla vendita, anche perché la normativa è piuttosto rigorosa e prevede che ciascun lotto sia corredato da una scheda tecnica e da un certificato di analisi conforme a quanto previsto dalla UNI10667 (la norma nazionale sul riciclo e il recupero dei rifiuti in plastica). Esistono poi obblighi relativi alla marcatura e alla tracciabilità. In più, per quanto riguarda il certificato di analisi, bisogna ricordare che ogni singolo polimero ha una sua norma specifica. Diventa quindi determinante la presenza di un marketplace digitale che, oltre a mettere in connessione sistematica domanda e offerta, accerti che il materiale proposto rispetti le normative in vigore.
È proprio quello che fa PlasticFinder, che ha dato vita nel 2016 a una piattaforma attraverso la quale gli scambi di plastica (non solo MPS) sono resi facili, veloci e sicuri. Ma soprattutto garantiti: “PlasticFinder è certificato come “distributore di materie prime plastiche riciclate” da CSI Cert, che fa parte del gruppo IMQ – conferma Riccardo Parrini, ceo di PlasticFinder –. Ciò, in parole semplici, significa che chi utilizza i nostri servizi digitali può essere certo che il lotto che sta comprando, e per cui è stato compilato un dettagliato form online e caricato il certificato di analisi, rispetti tutte le regole. Si tratta di un evidente vantaggio per gli utenti; non è raro infatti che materiali venduti come MPS non siano effettivamente dotati di tutti i requisiti necessari e, in caso di controlli, potrebbero essere considerati come “rifiuti” tout court e dunque passibili di sanzioni”.
A dare un’idea di come il mercato abbia deciso ormai da tempo di puntare forte su questi “ex rifiuti” sono alcuni dati registrati da PlasticFinder: “Nel 2019 i volumi scambiati sulla nostra piattaforma, per quanto riguarda le MPS – spiega Stefano Chiaramondia, presidente di PlasticFinder –, erano pari a poche decine di tonnellate; superati significativamente l’anno successivo, quando si poteva già parlare di centinaia. Il salto straordinario è stato però compiuto nel 2021, con gli scambi arrivati a quota 2.500 tonnellate; oltre il 600% in più rispetto ai 12 mesi precedenti. Una progressione davvero inaspettata”.
E il trend non sembra dare ancora segnali di inversione di rotta. “Se consideriamo i dati relativi al primo trimestre di quest’anno – prosegue il presidente di PlasticFinder –, constatiamo che le transazioni hanno già portato a raggiungere scambi pari al doppio rispetto ai mesi di gennaio, febbraio e marzo dello scorso anno. Le MPS stanno diventando una risorsa molto ricercata sul mercato e per questo motivo stiamo lavorando per rendere ancora più trasparente la tracciabilità dei lotti acquistati. Nel corso di GreenPlast, l’appuntamento su sostenibilità ed economia circolare che si terrà a Fiera Milano dal 3 al 6 maggio, contiamo di poter annunciare l’avvio di un servizio straordinariamente innovativo”.
Di “seconda mano” e rigorosamente certificata, la plastica oggi si acquista online così.
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