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M.H. Material Handling, nastri trasportatori per alimenti: una guida alla scelta corretta

di redazione2
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Il tema della sicurezza alimentare è giustamente tenuto in grande rilievo sia dalle istituzioni che dalle aziende produttrici e nel corso degli anni ha prodotto un gran numero di aggiornamenti in termini normativi e di linee guida di buona progettazione per i macchinari. La normativa comunitaria (n. 1935/2004) è considerata un punto di riferimento, ma non può certo essere l’unico, in primo luogo perché ogni paese della UE può integrare ulteriori requisiti e di seguito perché la normativa si riferisce solo alle caratteristiche richieste ai materiali che vanno a diretto contatto con gli alimenti, ma non stabilisce standard costruttivi specifici, che derivano piuttosto dalla necessità di impedire la contaminazione dei prodotti durante l’uso dei macchinari. Il fatto che l’onere di garantire una corretta sanificazione degli impianti ricade sull’utilizzatore ha portato come diretta conseguenza a un “arricchimento” delle specifiche di progetto da parte delle aziende alimentari che si sono propagate attraverso i costruttori di macchine lungo tutta la filiera. Per quanto sia diffuso, questo approccio non è corretto e comporta notevoli aggravi sia in termini di costo dei macchinari che di tempi per la progettazione e la manutenzione degli impianti.

Con particolare riferimento al proprio settore, quello dei nastri trasportatori, la filosofia di M.H. Material Handling è quella di proporre soluzioni adeguate dal punto di vista normativo salvaguardando il valore dell’investimento, andremo quindi ad analizzare tre possibili standard costruttivi: washdown, easy to clean e infine hygienic design (escludiamo i nastri per prodotti confezionati e posizionati in zona grigia per i quali strutture in alluminio o in ferro verniciato rispettano tutti i requisiti normativi). Diamo per scontato che ogni volta che una parte del nastro possa venire a contatto con il prodotto alimentare, si utilizzino materiali conformi alla normativa vigente con documentazione a corredo.

I trasportatori washdown sono costruiti con materiali e accorgimenti adatti al lavaggio con acqua ed eventualmente detergenti, ma il fine ultimo è garantire la vita della macchina in quanto posizionati in zona bianca. Struttura e accessori sono in acciaio inox, mentre i motori elettrici e accessori pneumatici possono essere componenti standard con semplici protezioni anti schizzi. Sono adatti al trasporto di prodotti confezionati o semiconfezionati, il contatto con gli alimenti è occasionale in caso di perdite di prodotto dalle confezioni.

La costruzione easy to clean rappresenta un ulteriore passo avanti rispetto al washdown, oltre alle caratteristiche sopra elencate il design permette lo smontaggio facilitato per permettere una pulizia programmata con una certa frequenza. Si tratta di un compromesso adatto anche al trasporto di alimenti non confezionati a patto che siano prodotti che non presentino rischi di formazione di carica batterica.

Quando sussiste un forte rischio di formazione di batteri è necessario passare al hygienic design, si tratta di uno standard costruttivo molto più stringente, che prevede ampia accessibilità a tutte le parti del macchinario (caratteristica questa che richiede mediazione con le normative sulla sicurezza), uso di viteria e distanziali speciali, con guarnizioni, al fine di evitare qualsiasi accoppiamento tra superfici piane, nessun filetto visibile e nessuna superficie orizzontale o peggio concava in cui possa fermarsi e ristagnare il liquido di lavaggio. L’applicazione più tipica è il trasporto di prodotti nudi quali carni o formaggi, non è un caso che le indicazioni costruttive derivino direttamente dalla normativa USDA americana, sviluppata proprio per questi mercati.

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