Dai granuli ai film flessibili, dai sacchetti neutri allo stampato, Niederwieser Group ha sedi in Italia e Germania e un fatturato di 120 milioni all’anno, che fornisce soluzioni innovative per il packaging alimentare, con un’ attenzione particolare alla sostenibilità.
Matteo Pozzesi, direttore commerciale di Niederwieser Spa e direttore marketing del Gruppo Niederwieser, racconta: “Il Gruppo Niederwieser è composto da 3 sedi. Una sede in Germania, dove avviene l’estrusione del film plastico flessibile, una a Bolzano, dove c’è l’headquarter del gruppo e una divisione che segue il lato processing, quindi la vendita di macchinari e affettatrici industriali, concludendo con Niederwieser di Campogalliano, dove avviene la lavorazione del film, quindi la produzione dal lato converting. Qui si lavorano sia le buste sottovuoto, che il film stampato per il top delle confezioni. Siamo una family company che gioca il ruolo di player fondamentale nel mercato del film flessibile, sia per l’applicazione del sottovuoto, che in atmosfera modificata. Il nostro target principale è il mondo delle carni e dei salumi, ma abbiamo anche applicazioni per il vegetale e medicale. E’ però il core business carni ad aver motivato la nostra partecipazione a Meat-Tech: una fiera che si sposa perfettamente con le nostre necessità.”
In fiera il focus di Niederwieser era la sostenibilità: “Ovviamente il tema è la sostenibilità, l’impatto ambientale. Abbiamo clienti che cercano di trovare alternative alla plastica, un materiale demonizzato negli ultimi anni, a cui non vediamo alternative. Il nostro compito è quello di preservare il cibo a lungo. Produrre una fetta di carne ha un impatto molto forte in termini di emissioni di CO2, quindi metterla al sicuro e poterla preservare a lungo, ridurre lo spreco alimentare, per noi è un obiettivo importante. Per questo servono caratteristiche dei materiali come la capacità di barriera all’ossigeno o ai gas; a volte alla luce, come per gli affettati. E la plastica è l’elemento migliore per svolgere questa funzione. E’ più leggera di altri materiali, come ad esempio alluminio e vetro, ma ha proprietà di barriera che la carta fa fatica ad ottenere. Il nostro concetto è andare verso la riciclabilità, poiché abbiamo creato queste sottili, leggere, “casseforti” che proteggano il cibo a lungo. Abbiamo investito negli ultimi anni sulla tecnologia, per riuscire a ridurre lo spessore, immettendo quindi meno plastica sul mercato, ma aumentando la capacità di barriera, per avere una shelf-life del prodotto più lunga, con prodotti che siano anche riciclabili. A MEAT-TECH presentiamo quindi delle soluzioni riciclabili a base di PP e PE che possano coniugare riduzione di spessore, shelf-life più lunga e riciclabilità. Nel nostro settore non è possibile usare plastica riciclata su scala industriale, perché non esistono granuli, poliammide o polietilene, riciclabili in quantità sufficiente. Però stiamo sviluppando dei progetti pilota con i nostri fornitori, che ci hanno messo a disposizione delle piccole quantità di materiale riciclato chimicamente. Un modo per essere pronti quando il riciclo chimico avrà una copertura più internazionale. Gli impianti di riciclo chimico permetteranno di ri-ottenere materiale vergine che possa essere rimesso sul mercato con una buona dose di materiale riciclato. I test che abbiamo fatto finora, ci portano ad avere la possibilità di sostituire il 60% di plastica, con plastica riciclata lasciando il restante 40% in materiale vergine. Da gennaio, poi, inizia il nostro percorso per diventare un’impresa zero waste. Nella nostra sede in Germania è stato installato un impianto di riciclo interno. I risultati raggiunti finora sono eccellenti, infatti siamo riusciti ad arrivare ad un impatto zero di scarto nell’impianto di estrusione. Va ricordato che gli estrusori hanno degli scarti molto elevati: parliamo di tante tonnellate che, da gennaio, non entrano più nel ciclo del rifiuto”.
E per quanto riguarda il mercato? “Stiamo notando una ripartenza, a macchia di leopardo. Prima sono partite le vendite del canale GDO, mentre il calo è stato forte sui catering e ristoranti. Poi sono ripartiti i ristoranti, e i vendor. Adesso il problema sono le materie prime, che da gennaio ad oggi sono aumentate in maniera molto importante e stanno continuando ad aumentare, a causa della ridotta estrazione del petrolio, che ha impattato direttamente sulla plastica, ma anche sul conto energia. Il problema di scarsità di materia prima è globale e trasversale a tutti i materiali. Per esempio, il costo del pallet è raddoppiato,i cartoni sono aumentati, l’alluminio anche. Una crisi quindi, che investe l’industria, ma finirà per avere un impatto sui consumatori. Abbiamo notato però che la plastica sta ritornando ad essere un po’ più amica, perché sta dimostrando comunque che, quando c’è un problema sanitario, è un ottimo materiale per mettere al sicuro in maniera sterile e pulita qualunque cosa, dal cibo al medicale.”