Tra i risultati più interessanti che emergono dalla seconda survey promossa da Alpla nell’ambito dell’iniziativa “La plastica è cambiata, cambia idea sulla plastica”, vi è la crescita della consapevolezza da parte dei consumatori di quanto sia importante recuperare e riciclare gli imballaggi plastici giunti al fine vita. Ma soprattutto aumenta la percezione della plastica quale materiale, oltre che pratico, funzionalmente idoneo a garantire la migliore conservazione degli alimenti.
La seconda edizione della ricerca promossa da Alpla, azienda globale operante nel settore degli imballaggi in materiale plastico, all’interno della campagna di sensibilizzazione “La plastica è cambiata, cambia idea sulla plastica”, ha posto in luce alcune tendenze che ci permettono di comprendere come la plastica, i suoi impieghi e il suo impatto sulla vita di tutti i giorni siano oggi percepiti dal consumatore. Come per la prima edizione, svolta diciotto mesi fa, la survey è stata condotta su un campione rappresentativo della popolazione italiana a livello di età (18-54 anni) e gender.
Uno degli spunti più interessanti della survey è arrivato dalle risposte date sul tipo di consumo e sulle relative performance degli imballaggi plastici. Alla domanda “In quale ambito consumi maggiormente la plastica?” il campione che ha indicato l’alimentare è passato dal 72% all’89%. Ciò a scapito del farmaceutico/cosmetico, sceso dal 24% al 9%. Una tendenza percettiva netta, che probabilmente è da intendersi come una conseguenza legata al mitigarsi della crisi pandemica e, quindi, ai diversi comportamenti di acquisto dei consumatori, che correlano la plastica più al carrello della spesa alimentare che non agli acquisti fatti in farmacia.
Parimenti interessante è la percentuale dei rispondenti che, alla domanda “Gli imballaggi in plastica consentono una migliore conservazione del cibo?”, hanno risposto affermativamente. Ebbene, se gli indecisi sulle proprietà funzionali della plastica legate alla conservazione degli alimenti, rispetto ai precedenti risultati si mantengono su una soglia stabile nell’intorno del 30%, coloro che asseriscono che la plastica favorisca il mantenimento della freschezza dei cibi balza dal 29% al 36%. Anche in questo caso, la recente pandemia ha forse inciso sulla percezione della plastica quale materiale non solo pratico, ma anche idoneo alla migliore conservazione degli alimenti, anche dal punto di vista igienico: ciò in relazione alla forzata necessità di dover fare scorte a lungo termine non solo di cibi a lunga conservazione, ma anche di alimenti freschi.
In fase di acquisto, un consumatore su due dichiara di porre “abbastanza” attenzione al tipo di confezione, ovvero alla sua sostenibilità e riciclabilità. Tuttavia, vi è ancora una percentuale consistente (22%) di acquirenti che non si sofferma su questo aspetto. E ciò, nonostante i dati di questa seconda survey pongano in chiara evidenza come i consumatori considerino importante il riciclo: il 41% vs. 33% della prima edizione assegna a questo tema lo score massimo di “10”.
Da ultimo, si conferma la necessità di disporre di maggiori informazioni da fonti ufficiali – leggasi: non solo dagli enti e dalle autorità preposte, ma anche dagli stessi produttori – per evitare errori nella differenziazione dei rifiuti. Come accade in molti altri casi, il principio di diffusione della cultura si configura uno degli elementi di maggiore stimolo all’impegno collettivo verso la responsabilità ambientale.