La dichiarazione è stata rilasciata in una nota, da Assorecuperi e Fise Unire, associazioni che rappresentano e raccolgono imprese di settore
Gestire scarti da processi di riciclo rifiuti derivanti da attività produttive e/o da flussi della differenziata urbana non è ‘impresa’ da poco. Lo dichiarano le associazioni delle aziende e enti di settore. “Abbiamo gravi difficoltà nel trovare sbocchi per i materiali riciclati”, si legge in una nota di Assorecuperi e Fise Unire, “come anche nella gestione o valorizzazione energetica, ove possibile, degli scarti provenienti dalle attività di riciclo”.
Perché i prodotti che producono scarti in quantità maggiori e minori sono molti e pesano anche su un discorso di economia circolare e sostenibilità. Tra questi ci sono carta, plastica, vetro, legno e organico che solo nel 2014 – secondo i dati dell’ultimo rapporto ‘Italia riciclo 2016’ – hanno prodotto scarti complessivamente quantificati in 2,5 milioni tonnellate. I quali necessitano a loro volta di una (ri)collocazione, sia essa il recupero energetico o lo smaltimento in discarica.
Preoccupazione destano soprattutto gli scarti urbani, in particolare quelli degli imballaggi in plastica post-consumo, cui si aggiungono i residui di alcune attività produttive: “La loro gestione”, ha commentato Andrea Fluttero, presidente di Fise Unire, “crea una strozzatura per le attività di riciclo e, a ritroso nella filiera, al normale funzionamento delle raccolte. Un ostacolo da congiunturale che sta diventando strutturale, rischiando di inceppare in modo irreversibile il meccanismo virtuoso dell’economia circolare, sia a livello sia locale sia di sistema”. Considerazioni che richiamano anche un senso di maggiore responsabilità individuale nell’utilizzo di materie che non lasciano scampo allo scarto.